domenica 25 gennaio 2009

La tragedia di Sammuni

Gaza City. Hanno perso tutto, abitazioni (35), animali, terre coltivate e soprattutto 29 membri della loro famiglia (di cui 16 bambini - due piccolissimi, uno di cinque mesi e l'altro di un mese - e 13 adulti). Il clan dei Sammuni, da cui prende il nome l’omonimo villaggio nell’area di Zeitun, sobborgo a Nord della Striscia di Gaza, sul confine con Israele, riceve le condoglianze di amici e vicini, e bivacca nelle tende piantate di lato alle macerie. I bambini giocano in mezzo ai calcinacci di quelle che fino al 5 gennaio scorso (ma la notizia si è saputa solo il 9) erano le loro case e da cui spuntano materassi, vestiti, mobili e stracci, alcuni macchiati visibilmente di sangue.

A raccontare la storia del massacro di Sammuni è Yousra Sammuni, 55 anni, mentre intorno a lei, figlie e nipoti femmine tacciono sedute per terra. Gli uomini, più lontani, raccolgono le cifre esatte dei danni subiti nella speranza di ricevere le compensazioni promesse dal governo di Hamas.
Il 4 gennaio, l’esercito israeliano – entrato nel territorio di Zeitun poco più in là, spianando con le ruspe uliveti e aranceti – ha intimato agli abitanti del villaggio di abbandonare le proprie case e li ha raccolti in un’unica abitazione. Lo stesso è stato fatto in tutta Zeitun, dove i soldati di Tsahal hanno lasciato sui muri delle case occupate eloquenti scritte intimidatorie e di spregio.
Ma le 70 persone raccolte a forza in una sola casa a Sammuni sono state inspiegabilmente oggetto di bombardamento il giorno seguente, il 5 gennaio. E ai soccorsi è stato impedito di giungere in loco per ore, fino alla mattina seguente.
In tutta Zeitun le famiglie colpite dall’offensiva israeliana negli ultimi giorni della guerra sono undici e le vittime 50, di cui 47 abitanti del posto e 3 di fuori.
"In questa zona non c’è mai stata nessuna resistenza – grida Yousra – siamo agricoltori, vendiamo frutta e verdura. Amnesty International e le principali organizzazioni per la difesa dei diritti umani indagano sull'episodio.

Anche la famiglia di Subh Arafat, 25 anni, è stata assediata dai soldati israeliani: “Dalla sera di venerdì alla mattina di domenica (presumibilmente dal 9 all'11 gennaio, ma Arafat e gli altri protagonisti della vicenda sono confusi rispetto alle date) siamo rimasti chiusi in casa, una settantina di persone, gli uomini al piano superiore, le donne sotto. Non potevamo bere, mangiare, usare i servizi”. Solo il terzo giorno è stato loro permesso di uscire di casa, per riunirsi ad altre centinaia di persone che scappavano dalle loro case. “Per fortuna mio padre sa un po’ di ebraico ed è riuscito a parlare con un soldato più disponibile degli altri – spiega Subh – si è informato al telefono e dopo qualche ora ci ha detto come tornare a casa senza correre pericoli”.
Ma i danni all’impresa agricola di famiglia sono pesanti, oltre i 40.000 dollari.

La strage di Sammuni e l'accanimento contro Zeitun forse dovevano essere un monito per tutti i Ghazawi, nella seconda fase dell'operazione Piombo Fuso.

1 commento:

david santos ha detto...

Buono lavoro!
Felize Domennica.