venerdì 17 ottobre 2008

Prigioni a cinque stelle

Da mercoledì scorso, sei cittadini egiziani si astengono dal cibo per protestare contro la detenzione ingiustificata nella prigione di Mansoura.

Riflessioni random fra chi in Egitto ci vive da un po' (e ha perso la testa nel tentativo di capire):

1-Una prigione a cinque stelle, se avevano pure da mangiare!
2-Di questi tempi meglio in galera che fuori in coda per il pane di segatura!
3-Se veniamo a sapere che scioperano vuol dire che possono parlare con qualcuno!
4-Ma saranno ancora vivi oppure è una notizia dall'oltretomba?

E via dicendo, a dare l'idea dell'inutilità totale (o almeno così si finisce per percepire qualsiasi sforzo teso a cambiare le cose) degli studenti che manifestano nelle università, degli operai che protestano per 10 euro in più al mese, della gente di Doweiqa che scava con le mani fra le macerie della Moqattam perché allo Stato non interessa salvare qualche centinaio di disperati.

Quindi sciopero della fame per tutti, tanto il 40% della popolazione egiziana lo fa già ogni giorno, volente o nolente. Ma viva gli investimenti stranieri, il grande potenziale del paese e quel 7% di crescita del pil che fa evaporare tutti i sensi di colpa.

martedì 30 settembre 2008

Cowboys del Nilo

Non hanno corso nessun pericolo oppure si sono trovati in mezzo a scontri armati e ripetuti assalti di forze speciali? Dopo dieci giorni di prigionia, tornano a casa gli 11 turisti europei e gli 8 accompagnatori egiziani sequestrati nel Gebel El Uwainat il 19 settembre scorso, e chissà quando e se racconteranno davvero le circostanze del loro rilascio.

Forse è andata così. Il pagamento del riscatto al confine fra Sudan e Ciad. Le forze sudanesi che inseguono i rapitori ormai in possesso dei soldi e ne uccidono 6. I 2 superstiti danno informazioni sul covo dei compagni, nel Tabat Shajara ciadiano. Nella notte fra domenica e lunedì, 30 uomini scelti delle forze speciali egiziane assaltano il nascondiglio arrivando sul posto con due elicotteri militari. La metà dei sequestratori viene 'liquidata'.

E gli ostaggi? Già liberi, abbandonati nel deserto dai loro rapitori nel momento stesso in cui venivano incassati 6 milioni di dollari, forse sborsati da Berlino.

Ora il Cairo scioglie la lingua alla stampa, governativa e non, perché faccia da megafono al blitz compiuto e ravvivi l'immagine, appannata in questa lunga settimana, di paradiso del turismo.

Ma convenienza politica a parte, è ufficiale: nel cuore di ogni egiziano c'è un cowboy del Far West americano, un marine, un Rambo della giungla.... di questa storia, bloggers e gente comune si riempirà la bocca con soddisfazione per giorni, al pari di ministri e portavoce. Dimenticando per un po' miseria, disillusione, fame, mancanza di prospettive.

E bravi ragazzi del 'commando speciale egiziano'. Aspettiamo la seconda serie, prossimamente su questi schermi...

lunedì 1 settembre 2008

Medaglie mancate

Fantastico. Gli atleti egiziani tornano dalla Cina senza medaglie e il presidente Mubarak ordina un'inchiesta sul perché. Le risposte ironiche o amaramente sarcastiche si sprecano fra i blogger egiziani.

Forse perché il nazionalismo esasperato, dai tempi di Nasser in poi, impedisce di guardare in faccia la realtà?

Diverse le opinioni. C'è chi dice che la glorificazione del passato non ha niente a che vedere con i fallimenti del presente: anche in Azerbaijan è in voga mitizzare un'età dell'oro ormai lontana, eppure a Pechino sono arrivate ben 7 medaglie.

E c'è chi suggerisce malignamente che l'équipe egiziana era troppo impegnata a fare shopping di gioielli e diavolerie tecnologiche a prezzi stracciati per ricordarsi delle gare.

E se invece fosse colpa di shisha, smog e falafel?

giovedì 31 luglio 2008

Il libro che non c'è

"L'Egitto è un paese corrotto fino al midollo e le sue prigioni ricordano quelle dell'epoca nazista". Parola di John Bradley, giornalista, autore del recente e controverso volume 'Inside Egypt', che non verrà mai distribuito nel paese ma di cui circolano estratti in rete.
Quello di Bradley è un affresco della Repubblica araba d'Egitto lucido e impietoso, e per questo immediatamente cavalcato dalle testate giornalistiche indipendenti, che ne pubblicano, in questi giorni, riassunti o recensioni. Almeno fino a quando la censura non si abbatterà ancora una volta sui contenuti dei quotidiani El Masri El Youm e Al Dustour.
E così, nasce un nuovo modo di fare opposizione. Prendendo a prestito le parole degli altri, 'cantandole' in play-back, impugnando libri fantasma.
Come nelle migliori commedie egiziane, giocando a nascondino con il regime quando è distratto.

mercoledì 4 giugno 2008

E' arrivato Just Divorced

Si chiama JD ed è un periodico distribuito nei locali più trendy del Cairo... Ovviamente è scritto in americano arabeggiante ed è rivolto a un pubblico 'up', tutto shopping a Dubai, week-end in Europa (ma come faranno loro ad avere il visto senza le difficoltà dei comuni mortali?) e studi all'estero.

Ma anche i ricchi piangono ... ed ecco che JD può essere utile. Ma che cosa vorranno mai dire le due lettere maiuscole? Just divorced, perbacco! Sì, perché anche la famiglia egiziana - come quelle giordane, siriane, tunisine, ecc... - è travolta da un tarlo che tutto erode e sfalda: il divorzio. Le percentuali sono inquietanti, se non altro per il Ministero degli Affari religiosi e la grande moschea di Al Azhar: si parla di un 45% di matrimoni che finiscono al macero...

Adesso però c'è Just Divorced. E giù rubriche e indagini che tentano di analizzare le ragioni scatenanti, fornire rimedi miracolosi prima che sia troppo tardi e, nei casi più gravi,... invitare i lettori a guardare avanti. Il giornale non si risparmia: avvocati, medici, psicologi e, infine, divorziati - non solo disperati, ma anche felicemente reinseriti nella vita sociale - intervengono con consigli, talvolta, improntati al buon senso.

In ogni caso, da non perdere la rubrica firmata dalla famosa dottoressa Kotb, l'unica nel mondo arabo in grado di affrontare l'universo tabù del sesso senza essere condannata.

lunedì 12 maggio 2008

Mugamma dantesca

Mugamma di infinite sorprese e pazienza biblica. Fra cumuli di carte impolverate, timbri, fotocopie, fototessera, scale percorse in salita e discesa infinite volte, impiegati stanchi e appesantiti, ma tronfi di potere.

E danze di té e limonata per ingannare il tempo, mentre l'ennesimo visto è ricamato a mano da venti sartine del Fayoum. E c'è chi ottimizza pelando le patate, allattando il neonato, giocando a taula con i compagni di coda.

Il formicaio della burocrazia egiziana è così. Tutti i giorni tranne quello del signore, quando le poltrone restano vuote, gli archivi tirano un sospiro di sollievo, le scale riposano leggere.

Un parallelepipedo di cemento grigio che tutto fagocita e risputa, ore dopo, un po' più vecchio e spento. Ma quando il magico stemma faraonico è finalmente deposto, via di corsa dall'inferno burocratico, fino alla prossima via crucis...

domenica 6 aprile 2008

Sotto la sabbia

Sindacato degli avvocati egiziani. Alcune centinaia di persone asserragliate urlano la loro rabbia contro un regime che soffoca le libertà, affama la popolazione, inganna 80 milioni di persone.

Fuori, nelle strade della capitale e del paese intero, migliaia di agenti in assetto anti-sommossa e in borghese arrestano, picchiano, minacciano i loro concittadini. Nel complesso industriale di Mahalla, 27.000 operai intenzionati a scioperare sono ostaggio delle forze di sicurezza.

Centinaia i feriti, almeno un morto alla fine dell'ennesima giornata di violenza nella storia egiziana. Il terrore praticato da chi dice di agire per la sicurezza nazionale.

Ma domani c'è chi ricorderà soltanto la tempesta di sabbia che ha coperto ogni superficie della polvere ocra venuta dal deserto.

mercoledì 26 marzo 2008

Scambio di doni

Hanan ha 26 anni, grandi occhi castano scuri e un corpo minuto, perso nel grande e accollato vestito rosa che le cade fino ai piedi. Il viso è segnato dal sole e dal dolore, forse inseparabili per i fellayin (gli agricoltori) dell'Alto Egitto.

Seduta nel cortile di casa – un ampio e fresco edificio di fango essiccato, costruito da lei e dalla madre a mani nude – racconta con rassegnazione l’incubo vissuto negli ultimi dieci anni, da quando cioè uno zio ha deciso di darla in moglie a un uomo di 60 anni.

Nel villaggio di Saqulta, nel governatorato di Sohag, il suo caso è uno fra mille. Nessuno si stupisce, se non gli operatori delle ong e gli attivisti per la difesa dei diritti umani. Quelli che si commuovono quando Hanan chiede aiuto per riavere il bambino nato dall'unione con quell'uomo.

Per sé non chiede niente, solo un microcredito per allevare qualche capra.

Il suo sorriso sulla porta di casa è la più grande scoperta del mio viaggio a Sohag.

lunedì 25 febbraio 2008

Quando il blog si fa libro

Combattere discriminazioni e regole sociali con le nuove tecnologie. E' quello che stanno facendo le blogger arabe, sempre più agguerrite e consapevoli del proprio potere.

Per quelle egiziane, poi, è in corso un salto di qualità imprevisto, con il debutto nel mondo dell'editoria stampata. A renderlo possibile un giovane editore nazionale, Saif Salmawy, colpito dalle storie di tre scrittrici freelance online - Rehab Bassam, Ghada Mohamed Mahmoud, Ghada Abdelal -. Al punto di creare una collana di volumi al femminile. Autrici di diari brillanti e spiritosi, le tre sono ora nelle migliori librerie del Cairo con la versione cartacea delle loro avventure.

Che siano scritte in dialetto egiziano, in inglese o uno strano mix dei due, il filo rosso si conferma la ricerca di un'identità scelta e non imposta. Fra studio, lavoro, famiglia e soprattutto primi amori. Perché l'obiettivo prioritario rimane il matrimonio, ma "quello giusto", non organizzato da terzi, scrive la farmacista 29enne Ghada.

martedì 5 febbraio 2008

Censura yo-yo

La lunga mano della censura colpisce e fa marcia indietro alla Fiera Internazionale del Cairo. Bloccate all'aeroporto della capitale egiziana per giorni, alcune opere di autori controversi nel mondo arabo sono state sì 'sbloccate', ma quando la manifestazione 2008 volge ormai al termine.

Sempre più caratterizzata da un orientamento religioso - in virtù della schiacciante presenza di testi di provenienza saudita e del Sud-Est asiatico - la Fiera è 'equilibrata' nei suoi contenuti da pochi e sparuti padiglioni europei. E si avvia a passo deciso sulla strada dell'evento confessionale.

E così, sugli scaffali della manifestazione, che festeggia quest'anno l'edizione numero 40, l'autore ceco Milan Kundera è arrivato solo questa settimana. Così come il controverso scrittore marocchino Mohammed Choukri, contestato per le esplicite esperienze sessuali de 'suoi' adolescenti in "Solo per il pane". Idem per autori libanesi e algerini.
Non ancora pienamente padrona della situazione, la censura religiosa fa le prove, aspettando tempi migliori, inshallah di oscurantismo totale.

venerdì 18 gennaio 2008

Brulicando

Questo è un mondo brulicante di vita. Parole degne di uno spot pubblicitario, di quelle del genere "mo' me lo segno". L'amico che ho di fronte le pronuncia con convinzione (e spero non se ne abbia a male se le utilizzo a scopi polemici), avvolto dalle spire di un serpente di fumo. Rimango sospesa, nel tentativo di capire che effetto mi fanno, che cosa vogliono dire, se vogliono dire qualcosa.

Brulicante di vita... anche troppo, direi. Il Cairo, venti milioni di persone, di cui la stragrande maggioranza alle prese ogni giorno con la sopravvivenza. Si può dire brulicante di fame? Oppure, brulicante di miseria? E brulicante, con quel suo immediato riferimento alle formiche (almeno nella mia testa), non è di per sè dispregiativo, paternalistico? Odiosamente neo-imperialista?

L'Italia e l'Europa invecchiano, non esprimono più vitalità. Questa sponda del Mediterraneo sì che pulsa e crea, si dibatte per forgiarsi un futuro brand-new.

E allora, che facciamo? Aiutati dall'immondizia camorristica acceleriamo le pulsazioni del Sud Italia, così riprendiamo anche noi a brulicare? Vivere vuol dire forse contorcersi per il mal di stomaco, sfornare figli come biscotti ed essere schiacciati dal più forte come insetti?

Ma una sana via di mezzo fra la grigia immobilità di chi ha la pancia piena e l'energia isterica dei ventri vuoti?

giovedì 17 gennaio 2008

L'onore prima di tutto

Una risoluzione del Parlamento europeo tira le orecchie all’Egitto in materia di diritti umani. Sorpresa. La terra del Sole tanto amata dal turismo mondiale ha anche delle zone d’ombra, se non di buio senza fondo, lontano dalle sabbie roventi del Mar Rosso. Il governo del Cairo protesta con vigore, esprime “rifiuto assoluto” nei confronti di un testo che infanga l’onore del paese e mette il naso negli affari di casa.
Dissidenti politici torturati e opposizione ridotta al silenzio sono argomenti banali e di nessun interesse. Tanto, in fondo, sono tutti terroristi al di qua del Mediterraneo.
Ma che epatite, malattie renali, inquinamento, malnutrizione e mancanza di acqua potabile fanno strage nell’Egitto delle ballerine del ventre e delle Piramidi misteriose, beh almeno questo ricordiamolo a chi si riempie la bocca di onore e sicurezza nazionale all'inizio di questo 2008.