giovedì 2 luglio 2009

Stranieri untori

Il Cairo. “Sono salita sul microbus – racconta la mia amica T. abbozzando un sorriso incerto – e subito alcune donne si sono coperte il viso con un fazzoletto”.
Niente di strano, succede spesso. In metropolitana, al suq (mercato) di A’taba, nei corridoi della Mugamma’ (il palazzone in stile sovietico che domina la centrale piazza Tahrir, al Cairo, e ospita la pubblica amministrazione egiziana). In questi giorni è capitato a molti di noi, americani e non, di sentirsi osservati con apprensione, a maggior ragione se raffreddati. Tutta colpa dell’influenza suina, o meglio dell’influenza A, da essa derivata.

Nell’immaginario collettivo, infatti, sono gli stranieri a portare in Egitto la malattia. E anche una volta verificatisi casi di infezione fra gli ‘autoctoni’, gli untori rimangono gli 'aganib', gli stranieri appunto. Mangiatori di carne suina e viaggiatori indefessi, intenti a seminare nel mondo morbi altrimenti sconosciuti ai popoli timorati di Dio.

Ma c’è anche chi, nelle file dell’opposizione politica, coglie al balzo la notizia della presenza dell’influenza suina in Egitto per denunciare l’operato del Governo, evidenziandone l’inefficacia. Come dargli torto, vista la totale inutilità della mattanza di tutti i maiali allevati nel paese, circa 250.000 capi, unica risorsa economica della casta degli 'zebelin'. La strage, avvenuta ben prima che nel paese giungesse il virus, non è servita a niente, se non a penalizzare un gruppo sociale già emarginato.

Atti alla raccolta e al riciclaggio delle immondizie (zebela, in arabo egiziano), gli zebelin vivono a ridosso delle discariche, se non al loro interno, e arrotondano i propri magri guadagni grazie all’allevamento dei suini. Diseredati e relegati ai confini dei centri urbani, sono cittadini egiziani di fede cristiana copta.

Sostenuta dai media attraverso un’intensa campagna a sfondo religioso – con foto di maiali razzolanti nel pattume, a dimostrazione che i suini sono animali impuri, come indicato dal libro sacro all’Islam – la misura preventiva ha penalizzato cittadini già di per sé discriminati dalla società nel suo complesso, a causa della loro professione di spazzini, e dalla maggioranza musulmana in particolare per la loro ‘convivenza’ con i maiali.

Dagli organismi responsabili della pianificazione urbana giungono impegni precisi per la collocazione di allevamenti di maiali a norma lontano dalle discariche e la messa a punto di sistemi di raccolta organizzata dei detriti. Per gli zebelin potrebbe essere l’occasione di integrarsi nella società attraverso impieghi differenti da quello ‘ereditato’. Oppure il via libera all’estrema emarginazione.