lunedì 26 gennaio 2009

I primi riscontri di Amnesty a Gaza

Gaza City. A Gaza, durante i 22 giorni dell’operazione militare israeliana denominata Piombo fuso, “sono state commesse violazioni massicce del diritto internazionale, incluse violazioni che costituiscono crimini di guerra in tutti i campi, uccisioni illegali, distruzioni gratuite di proprietà e uccisioni illegali come risultato di pratiche diverse, quali l’uso di armi improprie nei quartieri residenziali”.
Così Donatella Rovera, responsabile ricerca di Amnesty International per Israele e Palestina, riferisce quanto riscontrato a Gaza nella prima settimana di ricerca sul campo della sua équipe, che si avvale della consulenza di un esperto militare.

E precisa: “Siamo arrivati quando abbiamo potuto, abbiamo chiesto fin dal primo giorno di entrare, ma le forze armate e il governo israeliani non ci hanno concesso l’accesso, così come le autorità egiziane non sono state collaborative”.
Ora l’indagine si focalizza sulle violazioni “che rappresentano uccisioni illegali, distruzione gratuita di proprietà civili, uso improprio di armi”. In proposito, Rovera spiega: “Anche se non sono puntate direttamente, ormai si sa da parecchi anni che se si usa un certo tipo di armi e munizioni, ad esempio l’artiglieria in quartieri residenziali, le probabilità di colpire l’obbiettivo prefissato sono minime, mentre è alta la probabilità di raggiungere persone e oggetti che non erano previsti”.

Al centro delle indagini anche “Il fattore accesso a servizi medici e umanitari, negato non solo in un caso o alcuni casi ma in molti casi e in zone diverse della Striscia di casa”.
Ma l’attenzione della comunità internazionale è puntata soprattutto sulla “questione del fosforo bianco, che le autorità israeliane hanno rifiutato di confermare per molto tempo, però quando poi siamo entrati e sono entrati i giornalisti è risultato evidente”.
Rovera non esita a definire quella israeliana una “ammissione tardiva, che ha fatto sì che vittime che avrebbero potuto essere curate in modo più efficace e veloce hanno invece sofferto un deterioramento delle loro condizioni”. E cita alcuni “casi orribili in cui le ferite dei pazienti fumavano per un giorno perché erano rimaste particelle di fosforo e ogni volta che erano a contatto con l’ossigeno bruciavano”.
Aggiunge il responsabile Amnesty: “E’ stato fatto uso di fosforo bianco in modo illegale e anche incomprensibile, anche dal punto di vista militare. Il fosforo bianco viene utilizzato in due casi: per illuminare oppure per proteggere i movimenti delle truppe sul terreno con una cortina di fumo. Ma a Gaza è stato utilizzato in zone in cui i soldati israeliani non erano presenti, né intorno e dentro il complesso dell’Unrwa a Gaza City, né alla scuola di Beit Lahia, né all’ospedale del Quds né intorno a tutte le case che abbiamo visto a Zeitun e negli altri quartieri”.
E soprattutto “il fosforo bianco è stato usato in piena giornata, quindi non c’era bisogno di illuminare”.
C’è poi il problema del proiettile di artiglieria che porta il fosforo bianco e che “causa morte, distruzione, ferite con le proprie schegge”.
Rovera chiarisce inoltre: “L’interpretazione delle forze israeliane, degli avvocati delle forze armate israeliane, del diritto internazionale è molto elastica. Noi abbiamo visto un uso del fosforo bianco improprio dal Nord al Sud, quindi non è un solo battaglione (come invece sostiene l’esercito israeliano, ndr)”.

(Continua)

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