venerdì 18 gennaio 2008

Brulicando

Questo è un mondo brulicante di vita. Parole degne di uno spot pubblicitario, di quelle del genere "mo' me lo segno". L'amico che ho di fronte le pronuncia con convinzione (e spero non se ne abbia a male se le utilizzo a scopi polemici), avvolto dalle spire di un serpente di fumo. Rimango sospesa, nel tentativo di capire che effetto mi fanno, che cosa vogliono dire, se vogliono dire qualcosa.

Brulicante di vita... anche troppo, direi. Il Cairo, venti milioni di persone, di cui la stragrande maggioranza alle prese ogni giorno con la sopravvivenza. Si può dire brulicante di fame? Oppure, brulicante di miseria? E brulicante, con quel suo immediato riferimento alle formiche (almeno nella mia testa), non è di per sè dispregiativo, paternalistico? Odiosamente neo-imperialista?

L'Italia e l'Europa invecchiano, non esprimono più vitalità. Questa sponda del Mediterraneo sì che pulsa e crea, si dibatte per forgiarsi un futuro brand-new.

E allora, che facciamo? Aiutati dall'immondizia camorristica acceleriamo le pulsazioni del Sud Italia, così riprendiamo anche noi a brulicare? Vivere vuol dire forse contorcersi per il mal di stomaco, sfornare figli come biscotti ed essere schiacciati dal più forte come insetti?

Ma una sana via di mezzo fra la grigia immobilità di chi ha la pancia piena e l'energia isterica dei ventri vuoti?

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