venerdì 7 settembre 2007

Il dolce e il salato

La mia amica L. è appena tornata in Egitto dopo una vacanza studio in Italia. In realtà, poco studio e un’intensa attività di esplorazione dello Stivale, sola o accompagnata da amici, per lo più autoctoni conosciuti in chat.
Trottola inesauribile, forte di una severa organizzazione del tempo elaborata nell’attesa del visto, ha messo il naso un po’ ovunque, dalla Toscana alla Sicilia, dal Veneto all’Umbria, passando più volte per Roma. In un mese.

Ed è tornata con osservazioni curiose e doni sorprendenti. Ecco i cadeaux che mi ha riservato, con relativa (mia) riflessione: da Trevi una bottiglietta di olio di oliva extravergine da 100 ml - immagino coraggiosamente trasportata in valigia, insieme ad altre gemelle per amici e familiari - di un color verde che emoziona, soprattutto gli espatriati.

Come non essere fieri della mia amica, la cui educazione alimentare anglo-egiziana abbonda di shawerma e ketchup, hommos e cheese cake, in grado ora di riconoscere e apprezzare la spremitura a freddo delle olive?

E poi eccomi servita di acqua di colonia Fiore d’arancio di Zagara di Sicilia. Un altro flaconcino da 100 ml. E meno male che non si è sognata di trasportare il pregiato liquido nel bagaglio a mano, se no l’etichetta di terrorista non gliela toglieva nessuno.

Seconda riflessione: al solo pensiero di rientrare nella traspirante Cairo, la mia amica deve aver pensato a come riprendere i sensi in caso di mancamento. Soluzione trovata mentre si aggirava incantata per la Sicilia, definita “come l’Egitto, ma più pulita”.

Aroma terapia completata, l’itinerario donatomi prosegue con un elegante taccuino, perché “dopo il relax è il momento di scrivere”. Dalla copertina, su cui campeggia il mio nome, Trinità dei Monti sorride al tramonto.

Infine, una confezione mini di balsamo energetico per le tempie della Lush (prima o poi deluderò L. rivelandole che in quel barattolino, peraltro gradito, c’è poco di italiano).

E poi via con il racconto di tutte le sagre e le feste patronali in cui è gioiosamente incappata, lumache comprese. E pensieri vaganti meritevoli di essere riportati…

Perché in Italia c’è chi si riunisce per festeggiare una qualità di cipolle? I bolognesi sono chiusi e un po’ distanti (inutile spiegarle che anche a noi italiani capita di essere presi per venditori ambulanti se solo ci azzardiamo a chiedere l’ora a un passante). Venezia è “surreale” e le isole sconvolgenti per la varietà di colori delle casette di Murano e Burano (meglio rimandare una visita alle Cinque Terre per evitare lo shock cromatico). Ferrara bella, ma un po’ tiranna, con “quest’idea” di circolare a piedi o in bicicletta (movimento, questo sconosciuto per 20 milioni di cairoti). Perché gli umbri non vivono tutti negli agriturismo? Dopo aver provato la mozzarella di bufala il resto è plastica. Viva la chiusura dei negozi alle 19:30, così la gente non pensa solo a lavorare (però le cucine dei ristoranti chiuse alle 22 non le vanno proprio giù). Nel centro Italia piove davvero. I trasporti italiani sono tutti puntuali (detto da un’egiziana vale?). Non è bello essere continuamente fissati da sconosciuti (a chi lo dici..). Alcune fontane neo-classiche sono porno. L’acqua di Roma è buonisssssima (ma no, quella del Nilo è meglio!!??). Mai visti così tanti cani e così pochi bambini.

… così come episodi da copione per una giovane egiziana musulmana: a Orvieto, dal terrazzo di una casa una signora le urla di togliersi il velo, “che fa caldo”. A Bavegna, dove acquista qualche souvenir da una bancarella dei Frati Francescani, la commessa si congratula con lei per la sua “tolleranza”. E poi stupore generalizzato per una ‘turista per caso’ con l’hijab, il foulard che copre la testa, ma non il volto, in vacanza da sola, libera e indipendente.

Ma nel complesso, nessun episodio sgradevole e persino l’abbraccio di una palermitana che la trova “simpatica”.

Ed ora, finiti i festeggiamenti, da lontano sento la Domanda con la D maiuscola fare ombra al sole e giungere sulla mia testa a mo’ di condor: “Ma voi siete pazzi – quasi grida L. – perché con un paese così ve ne andate in giro?”. Fermi tutti, la risposta richiede tempo, adesso ci penso. L. se la dà da sola, e forse è meglio: “Per sentire il dolce, occorre sempre assaggiare il salato”. Saggezza araba.

1 commento:

fra ha detto...

o forse, scopri che - in qualche altro angolo del mondo - c'è del dolce più dolce!
fra