giovedì 24 novembre 2011

Marocco al voto fra timori e speranze

Nell'anno del crollo di regimi autoritari considerati inamovibili, prosegue lo sforzo riformatore della monarchia costituzionale marocchina, finora abile a proteggersi dalla polvere delle macerie tunisine ed egiziane. L'ultima e decisiva tappa del 2011, a quasi 5 mesi dal referendum che ha sancito il ridimensionamento dei poteri del sovrano a favore di quelli esecutivo e legislativo, sarà il voto politico del 25 novembre, preceduto da 2 settimane di agguerrita campagna elettorale.

Venerdì prossimo, in anticipo di un anno rispetto alla naturale scadenza della legislatura, circa 14 milioni di cittadini aventi diritto al voto (a fine 2009, secondo la Banca Mondiale, la popolazione complessiva era di 32 milioni, di cui 6 all'estero) saranno chiamati a rinnovare l'Assemblea dei rappresentanti, la camera bassa del Parlamento marocchino (395 deputati, di cui una quota del 30% riservata alle donne). Nel numero dei votanti sono inclusi i marocchini maggiorenni residenti all'estero, che, in virtù della recente modifica della costituzione, potranno delegare un parente in patria. La contrazione dei tempi della politica é stata decisa dal re Mohammed VI quando ancora la febbre rivoluzionaria del suo popolo era contenuta. Il clima politico, tuttavia, é incandescente e incerto.

In una galassia punteggiata da 33 partiti, sono 2 i principali raggruppamenti: da un lato quello degli islamisti moderati di A'dala ua Tanmia (Giustizia e sviluppo), dati per favoriti dopo il successo dei colleghi tunisini, in tandem con il partito di governo uscente, il conservatore Istiqlal (Indipendenza), dall'altro il cosiddetto G8, ovvero gli 8 movimenti, fra liberali, socialisti e laburisti, riuniti sotto l'insegna della 'Coalizione per la democrazia'.

I sondaggi degli ultimi giorni danno in sostanziale parità le parti. I detrattori del blocco conservatore denunciano le mille pecche del partito marocchino più vecchio, Istiqlal appunto (1943): corruzione, clientelismo, incapacità di affrontare la crisi economico-sociale. E ricordano all'opinione pubblica laica la recente battaglia degli islamisti per introdurre nella costituzione la dicitura “Marocco, Stato islamico”: se fosse solo il primo passo verso scenari più estremi? Chi, invece, critica il G8, denuncia l'eterogeneità della coalizione, nata poco più di un mese fa per sbarrare la strada a un governo confessionale. Quanto ai giovani attivisti del movimento 20 Febbraio, organizzatori delle proteste in Marocco, hanno chiesto agli elettori di boicottare il voto, ritenendo tradite già dal referendum del 1° luglio le richieste della 'primavera marocchina'.

Secondo Wikileaks, Mohammed VI già nel 2005 la pensava così: “Non lasciatevi ingannare dagli islamisti – diceva a un senatore Usa – perché sembrano gentili e ragionevoli. Sono tutti anti-americani”. Eppure gli islamisti moderati intendono appoggiare la monarchia, contrariamente ai radicali di formazioni minori che ne vogliono la cacciata.

Sullo sfondo del duello fra islamismo e laicità, una situazione economica precaria, condizionata in negativo dalle difficoltà dell'eurozona, cui il Marocco deve i due terzi dei propri scambi commerciali: a fine 2010 il tasso di povertà era del 28%, la disoccupazione giovanile al di sotto dei 34 anni al 31,4%.

Grande assente nei programmi è la politica estera. Eppure i dossier scottanti non mancano: in primis, la normalizzazione delle relazioni con l'Algeria, con cui il Marocco, almeno sulla carta, é ancora in guerra; poi, i nuovi equilibri regionali e il legame con gli Stati Uniti d'America. Merita un discorso a parte la questione Sahara.

Ma sul voto del 25 pesa soprattutto l'incognita astensionismo: nel 2007 andò alle urne solo il 37% degli aventi diritto. Il futuro del Marocco é letteralmente in mano ai giovani, se é vero che il 57% dei votanti ha meno di 35 anni. Sul loro diritto a prendere in mano il destino del Paese vigileranno 4mila osservatori, ha garantito il Consiglio nazionale per i diritti umani.

(Federica Zoja su Avvenire di Giovedì 24 Novembre 2011)

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