lunedì 18 ottobre 2010

Pellegrini con stile alla Mecca

Nel tentativo di diversificare la propria economia, alimentata quasi esclusivamente dai petroldollari, l’Arabia saudita ha intenzione di potenziare l’industria del turismo religioso contendendo agli emirati vicini e alle mete internazionali i visitatori a cinque stelle.

Lo dimostrano le misure approvate dalle autorità saudite nel corso del 2010, finalizzate a migliorare la qualità dei servizi offerti ogni anno a milioni di pellegrini musulmani in visita alla Mecca e a Medina (secondo le autorità saudite, due milioni e mezzo nel 2009, ndr) e le azioni promozionali lanciate per catturare nuove fette di mercato. Un mare magnum di un miliardo e mezzo di fedeli sparsi in tutto il globo.

A gestire la complicata macchina organizzativa dei pellegrinaggi è il ministero saudita dell’Hajj, che fornisce «servizi integrati ai pellegrini della casa inviolabile di Allah», si legge sul sito web del dicastero. Al ministero fa capo il comitato centrale saudita per l’Hajj e la Omraa, le due tipologie di pellegrinaggio compiute dai fedeli musulmani, che concede ai tour operator, locali e stranieri, la licenza dopo attenta valutazione della candidatura.

Fra le condizioni che le agenzie turistiche abilitate devono rispettare vi è l’obbligo di versare alle autorità una caparra compresa fra 20 mila e 100 mila euro, che viene restituita solo se, al termine del soggiorno, nessun viaggiatore si è lamentato del trattamento. Questo dopo anni di sistemazioni precarie, proteste e incidenti, anche molto gravi, che hanno spinto Riyadh a istituire un severo sistema di multe e controlli per gli operatori turistici che non rispettano i contratti sottoscritti con i pellegrini.

Nei Paesi a maggioranza musulmana da cui partono centinaia di migliaia di fedeli ogni anno, esistono ministeri degli Affari religiosi con uffici appositi in costante coordinamento con i colleghi sauditi.

Per l’Italia, la quota annuale di “viaggiatori della fede” concessa dal regno saudita è di 3 mila persone all’anno (pari all’1% della popolazione musulmana, ndr), coordinate da una rete di agenzie munite di speciale permesso: sono nove quelle che detengono la licenza per l’Hajj, il pellegrinaggio maggiore, e due per l’Omraa, il minore.

«I pellegrini che partono dall’Italia lo fanno quasi esclusivamente per l’Hajj, che per i fedeli è una farida, cioè un obbligo», ha spiegato a Lettera43 Hossam Zahran, titolare dell’agenzia Palma Aquarius tours di Milano.

La quota di pellegrini gestita da Aquarius è di 94 unità all’anno (di cui due o tre italiani convertiti), né più né meno, stabilita in coordinamento con le altre insegne: «Lavoriamo tutti insieme su base nazionale, molti pellegrini si rivolgono a noi su segnalazione dei centri culturali islamici» ha specificato Zahran.

Per il pellegrinaggio maggiore, secondo il calendario lunare di quest’anno dal 14 al 17 novembre, gli operatori sono soliti iniziare i preparativi anche tre o quattro mesi prima: «È importante per riuscire ad assicurarsi buoni posti, negli alberghi e nelle tende vicine all’area sacra della Kabah, con prezzi giusti» ha aggiunto l’agente di viaggio.

Ecco un pacchetto-tipo: il pellegrino in partenza dall’Italia «paga meno di quanto pagherebbe dall’Egitto o da un altro Paese arabo. Il costo da qui è in media di 3 mila euro fra viaggio aereo, soggiorno in albergo, posto in tenda con aria condizionata e materasso (durante i riti all’interno delle zone sacre, ndr), pasti, bibite, spostamenti durante tutto il soggiorno», di una decina di giorni. Escluse le mance ad autisti, fattorini e portieri.

Quanto ai turisti non musulmani interessati a scoprire l’Arabia saudita, le speranze sono poche: per loro i luoghi santi dell’Islàm non sono accessibili. Poi, secondo Zahran, «c’è ben poco da vedere e non ci sono strutture adeguate per l’accoglienza». Gli ostacoli burocratici fanno passare la voglia: nel 2009 sono stati concessi solo 20 mila visti non religiosi, per motivi di lavoro o per visita a familiari in loco.

Chi l’ha detto che un pellegrino non vuole anche divertirsi. Nuovi “pacchetti” che abbinano il pellegrinaggio ai soggiorni-vacanza sono ora reclamizzati in Egitto, Emirati arabi, Malesia e Marocco.
Media e alta borghesia sono i target privilegiati dell’operazione. Grossi portafogli e scrupoli morali su dove portare la prole in vacanza? Basta licenziose capitali occidentali, largo alle località “sante”.

E il settore alberghiero fiorisce: le insegne Movenpick, Le Meridien, Intercontinental, Rotana, Ramada offrono sistemazioni a cinque stelle nel cuore della Mecca. Per hotel più economici, invece, è necessario allontanarsi anche di centinaia di km, in pieno deserto.

http://www.lettera43.it/articolo/1053/pellegrini-con-stile.htm

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