mercoledì 18 marzo 2009

Non posso coprirmi di più

Oggi ci guardano tutti. E quando dico tutti intendo tutti. Il bambino di dieci anni che gioca a pallone per strada, il vecchio sdentato che fuma una shisha, i camerieri, i passanti, gli studenti, l'autista dell'autobus fermo al semaforo, i poliziotti, il commesso della panetteria che chiacchiera con un cliente, il giornalaio...
Io controllo velocemente l'abbigliamento della mia amica e lei fa lo stesso con me. Non capiamo. Fa caldissimo, ma siamo pure più coperte del solito. Giacca, pantalone largo, persino sciarpa intorno al collo. Scarpa bassa, andatura di chi vuole scomparire dalla faccia della Terra.

Conosco questa zona, è la mia. Ci passo ogni giorno, non rappresento una novità per negozianti e avventori. Eppure oggi sussurri, commenti, bisbigli, risate si sprecano. Io e la mia amica parliamo arabo (ahimé), capiamo quello che ci viene detto. Ci guardiamo smarrite. Incrociamo altre ragazze, la testa velata ma i corpi fasciati da jeans e magliette ridotte al minimo. Tacchi alti e anche ondeggianti. Ma la curiosità morbosa è tutta per noi: immagino che per qualsiasi femmina egiziana una donna straniera sia un parafulmine inviato dal cielo...

Considerazioni di chi vive in Egitto da tre anni e mezzo e assiste con dolore al cambiamento dei costumi. Forse siamo fra le ultime donne a poter girare liberamente, senza hijab, in questo paese. Forse è vero che la discesa verso l'oscurantismo è in caduta libera. E soprattutto, chi non vive davvero l'Egitto del 2009 - spostandosi con i mezzi pubblici, andando alle poste o al supermercato - non può capire.

A lezione di Pensiero politico ci dicono che sono già operative 18 scuole - che comprendono tutti i cicli scolastici, tranne l'università - private confessionali che impartiscono agli alunni insegnamenti di ispirazione wahabita. Costo annuale: oltre i 10.000 euro. Il che vuol dire che si rivolgono a una 'nokhba' (élite) davvero esclusiva. Quei bambini sono i futuri leader di questo paese?

Fatto sta che non posso coprirmi più di così. Ma tanto anche le donne monaqabbat (con il velo integrale, il niqab) vengono importunate in continuazione. Scomparire, chiudersi in casa, annientarsi pur di non suscitare i pensieri sconvenienti dei concittadini maschi?

E come è possibile che nella Gaza di Hamas o nel Libano di Hizbollah l'aria sia più leggera per una donna? com'è possibile che di rientro in Egitto da un qualsiasi altro paese arabo musulmano il trauma di ritrovarsi 'carne da macello' sia sempre più forte?

Io un giorno me ne andrò, il mio bel passaporto europeo in una mano. Mentre per le mie amiche egiziane il futuro appare minaccioso...
Sono triste, oggi mi sento amareggiata. Come vorrei essere testimone di un Egitto diverso, quello di trent'anni fa...

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