mercoledì 31 ottobre 2012

Stampa imbavagliata a Manama

Non smette di far discutere (all'estero) la sentenza di assoluzione piena per una poliziotta bahreinita accusata di aver torturato la corrispondente della tv satellitare France 24 Nazeeha Saeed.

Aggiornato e rinviato più volte, il processo è terminato come quelli condotti nel Paese arabo nell'ultimo biennio, tutti aventi per oggetto maltrattamenti, torture e, in tre casi, i decessi violenti di giornalisti, locali o stranieri.

A dimostrazione che il regime dell'emirato, nonostante le raccomandazioni del Consiglio delle Nazioni unite per i diritti umani, non ha nessuna intenzione di permettere agli organi di stampa di seguire le rivendicazioni della componente sciita della società (maggioritaria), represse con la forza.

E la situazione non accenna a migliorare. Nel solo mese di ottobre almeno quattro blogger bahreiniti, colpevoli di aver scritto su Twitter commenti sgraditi alla monarchia regnante, sono stati arrestati senza che familiari e avvocati fossero informati.

D'altronde, la repressione nei confronti della 'primavera bahreinita' non fa che crescere di intensità: l'ultima decisione delle autorità, il 30 ottobre, è stata quella di proibire qualsiasi manifestazione o assembramento.

Eppure, il giovane Sheikh Nasser bin Hamad al-Khalifa si recherà il primo novembre nella Striscia di Gaza per inaugurare due scuole patrocinate dall'agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (Unrwa) e finanziate dalla ricca casa regnante.


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