mercoledì 7 novembre 2007

Il re è nudo

Non torna più, ormai non può più tornare. Lo pensano tutti. E' andato troppo in là, ha detto cose che fino ad ora nessuno ha osato gridare ai quattro venti. Al programma radiofonico Democracy Now, negli Stati Uniti, Saad Eddin Ibrahim non ha usato nessuna precauzione: a che cosa gli servirebbe, dato che contro di lui è pronto al Cairo l'ennesimo processo per tradimento contro il suo paese?

E così ha giocato il tutto per tutto parlando anche di una "squadra" dei servizi di sicurezza egiziani che porta la morte, colpisce per ordine della presidenza e non lascia tracce. E ha ricordato il giornalista Reda Hilal, svanito nel nulla nella notte dell'11 agosto del 2003. Anche lui aveva esagerato: aveva parlato male del Faraone, anche con pettegolezzi sulla vita privata del figlio. Troppo davvero.

Si sarà fatto due conti, Ibrahim, lui che è già passato sotto le grinfie di giudici, polizia e servizi segreti. Ed è l'anima dell'opposizione laica egiziana, sociologo e strenuo difensore della democrazia. Un rientro in Egitto sarebbe un suicidio: per lui è pronta una botola già aperta. Ora come sette anni fa, rimane in piedi la sua mirabile definizione dei regimi arabi, spietate "Gomlukìe", monarchie truccate da repubbliche.

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