Era
il 12 agosto del 2012 quando il presidente egiziano Mohammed Morsi,
in carica da neanche un mese e mezzo, silurava il feldmaresciallo
Mohammed Hussein Tantawi, capo delle forze armate, ministro della
Difesa. L'uomo più potente in Egitto nell'interregno fra la caduta
di Hosni Mubarak e le prime elezioni presidenziali democratiche. Di
fatto, l'ultima vestigia del regime uscente.
Con un decreto
presidenziale di dubbia legittimità, Morsi faceva carta straccia
della dichiarazione costituzionale con cui i suoi poteri erano stati
arginati – commissionata dallo stesso feldmaresciallo alla Corte
costituzionale prima del secondo turno elettorale, in giugno - e
relegava Tantawi a una carica onorifica.
Al suo posto il capo
dell'intelligence militare Abdel Fattah al-Sissi. Stessa fine per il
capo di stato maggiore della difesa (e numero 2 del Consiglio Supremo
della Difesa), generale Sami Anan, sostituito con il generale Sidki
Sobhi. Nei piani di Morsi, secondo fonti interne alla Fratellanza
musulmana, rimuovere le figure in grado di orchestrare un colpo di
Stato contro di lui, percepito come altamente probabile nelle prime
settimane di presidenza.
Per l'opinione pubblica, un dovuto ricambio
generazionale fra Tantawi, pluridecorato in tre guerre
arabo-israeliane e nel Golfo, nonché spalla di Mubarak per decenni,
e al-Sissi, più leggero di vent'anni. E, secondo alcuni analisti
egiziani, anch'egli Fratello fino all'osso come Morsi: studi di base
in Egitto, specializzazioni negli Stati Uniti e in Gran Bretagna;
uomo di intelligence con illustri contatti in Arabia Saudita; una
moglie coperta con il velo integrale.
E discusse dichiarazioni a
difesa dei “test di verginità sulle donne” che presero parte
alle proteste contro Mubarak, “fatti nel loro interesse, per
difenderle dall'accusa di prostituzione”. Per molti, l'uomo chiave
delle prossime ore, sufficientemente ansioso di protagonismo da
voltare la schiena a Mohammed Morsi. Quanto alla sua autonomia dalla
Guida Suprema della Confraternita, Mohammed Badie, è tutta da
verificare.
(Federica Zoja per Avvenire, 2 luglio 2013)
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