La
chiesa copta ortodossa ha una nuova guida. Anba Tawadros, attuale
arcivescovo di Beheira, è il 118esimo “papa
di Alessandria, patriarca di san Marco, capo della chiesa copta
ortodossa in Egitto e all'estero”.
Come vuole la tradizione, il cartoncino con il nome del successore di
Shenuda III, mancato all'età di 88 anni lo scorso 17 marzo, è stato
estratto a sorte dalla mano di un bambino bendato (a sua volta scelto
fra ottanta volontari giunti da tutto l'Egitto) nel corso di una
solenne cerimonia religiosa nella cattedrale
di San Marco, al Cairo. Nell'apposita urna di cristallo c'erano anche
i nominativi di Anba Rafael e Abouna Rafael Ava Mina, rimasti in
corsa dopo il voto del 29 ottobre, che aveva già eliminato altri due
illustri candidati.
Poi, la
mano di un bimbo di 6 anni ha segnato il destino del prelato, nato
Waqih
Sobhi Bakky Suleiman,
proprio nel giorno del suo 60esimo compleanno. E lo ha scelto per un
compito più che mai impegnativo nell'Egitto post-Mubarak dominato
dalla Fratellanza musulmana: guidare la minoranza copta in tempi di
forti discriminazioni sociali e politiche, di incertezza e
instabilità.
Ma Tawadros (Teodoro), nato nella città di Mansura,
laureato in farmacia, operaio in fabbrica fino al 1988 e poi monaco
nel Wadi Natrun, non teme le differenze religiose e guarda al futuro.
Così i media egiziani lo hanno descritto nei giorni precedenti la
cerimonia.
Al
quotidiano cattolico La
croix,
che lo ha intervistato appena eletto, ha spiegato: “La mia priorità
sarà confermare il ruolo spirituale della chiesa. Abbiamo due ruoli,
uno spirituale e l'altro sociale. Oggi la Chiesa li esercita
entrambi, ma le circostanze hanno creato confusione, e voglio fare
chiarezza”. Questo perché, mentre era papa Shenuda III, “la
chiesa è stata costretta ad assumere un ruolo politico” per via
delle discriminazioni che i copti subivano già sotto Mubarak.
Un
cambio di rotta netto, dunque, rispetto all'orientamento del
predecessore, morbido nei confronti della presidenza di Hosni
Mubarak, favorevole alla successione del figlio Gamal e, infine,
lapidario nell'ordinare ai confratelli di non partecipare alla
rivoluzione anti-regime.
Due
i messaggi alle autorità: nella nuova Costituzione in discussione
(nell'Assemblea costituente, è maggioritaria la componente
islamista), “sembra ormai acquisito che l'articolo 2 della
Costituzione del 1971 sarà mantenuto così com'è con la sharia
(la legge islamica)
come fonte principale”; uno status
quo
che i copti ritengono accettabile, ma se i salafiti dovessero premere
ancora per ottenere di più, “la chiesa si opporrà a questo schema
e avrà per alleati i laici e i liberali”.
La questione chiave
per tutti gli egiziani, ha argomentato l'arcivescovo, è “il futuro
dei giovani”, cristiani e musulmani insieme. Si stima che i cittadini cristiani copti
rappresentino circa il 10 percento dei 90 milioni di egiziani.
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