lunedì 3 gennaio 2011

La guerra in sei parole

Raccontare l’orrore della guerra, dell’alienazione in un Paese ostile e ostico, attraverso sei parole, come se si trattasse di un verso poetico.

È questa l’idea che Larry Smith, fondatore della rivista culturale americana Smith nel 2006 insieme a Tim Berkow, ha avuto per comunicare ai propri lettori l’esperienza di migliaia di soldati statunitensi inviati in Afghanistan e Iraq.

Un modo più efficace di documentari, analisi geopolitiche, servizi giornalistici sulla sindrome post-bellica che affligge i militari al loro rientro in patria, a giudicare dai commenti entusiastici dei critici e dall’adesione dei diretti interessati.

“Six-word memoirs”, in realtà, è un progetto editoriale ideato nel 2008 da Smith magazine per raccogliere la storia di ciascuno, perché «tutti hanno una storia», si legge sul sito web della testata. Ci sono “memoirs” sull’adolescenza, sull’amore, sulla società americana, sul 2010, sull’arte, sul cibo, sull’ecologia e sulla vita nell’era digitale.

In comune, tutte le antologie hanno il fatto di essere state create da “Scrittori famosi e oscuri”, recita lo slogan di Larry Smith.
Ma il progetto “Six-word memoirs” applicato ai conflitti in Medio Oriente ha rapidamente assunto uno spessore diverso, meno scanzonato e più introspettivo.
Smith ha a cuore l’argomento guerra, cui ha dedicato una graphic novel, “Shooting war”, ambientata nel 2011 in piena guerra totale al terrorismo.

Dopo anni di collaudate partnership con ong attive nella lotta all’alcolismo, alla depressione, alla dipendenza da stupefacenti, Smith ha deciso di collaborare con l’Associazione americana per veterani di Afghanistan e Iraq (Iava) e ha messo a disposizione sul proprio sito un “muro”.

È lì che i reduci possono scrivere ciò che vogliono, in totale anonimato. Ecco alcuni dei più recenti post: «Sabbia, terra, sacrificio, storie di sofferenza», «Guerra, solo gli strumenti sono cambiati», «Quando cessano gli incubi?», «Vinta la guerra fisica, sto ancora combattendo quella mentale», «Tutte intorno illusioni, fatele smettere», «Membro orgoglioso di una confraternita sfortunata».

Una prima edizione di “La guerra in sei parole” è stata già pubblicata, ma si prevedono aggiornamenti e riedizioni.
Attraverso “La guerra in sei parole” hanno ritrovato voce tutti quei soldati condannati al silenzio dopo il loro rientro, talvolta così soli da scegliere il suicidio: di tutti coloro che ogni anno si tolgono la vita negli States, il 20% è rappresentato da veterani di guerra.

http://www.lettera43.it/cronaca/5159/la-guerra-in-sei-parole.htm