lunedì 12 aprile 2010

La crisi dell'hashish

'Insieme contro la crisi dell'hashish' è un nuovo gruppo nato su Facebook per far fronte ad una vera e propria emergenza sociale in Egitto, secondo alcuni frutto di un complotto: la carenza di hashish. Dove è finito? è la domanda più frequente nei caffé del paese da alcune settimane a questa parte.

Le opinioni si sprecano: si tratterebbe, secondo alcuni commentatori, di un tentativo - di dubbia efficacia - da parte delle autorità di affrontare corruzione e uso di stupefacenti in vista delle prossime elezioni legislative e presidenziali. Insomma, un segnale della volontà della classe politica di fare pulizia.

Francamente non se ne comprende la ragione, data la trasversalità dell'uso delle droghe leggere fra le classi sociali (e anche alle forze di polizia) egiziane. E poi, se agli egiziani si toglie pure l'hashish, che gli rimane? Potrebbe sembrare una battuta di dubbio gusto, ma senza remore ne discutono in tv, via internet e sulla stampa (indipendente) fior fiore di analisti.

Dopo quasi trent'anni di dittatura militare, in pieno boom demografico e penetrazione dell'Islam wahhabita, con una crisi economica che ha letteralmente tolto il pane di bocca a più della metà del paese, ci si interroga su come sradicare l'uso delle droghe leggere?

Ora si temono agitazioni, soprattutto ad opera dei più giovani: e se la scomparsa dell'hashish facesse esplodere il dolente popolo erede dei Faraoni?

martedì 6 aprile 2010

Cresce la candidatura di Mohammed El Baradei

Guadagna terreno e sostenitori la candidatura - benché non ancora ufficiale - di Mohammed El Baradei alle prossime elezioni presidenziali egiziane, previste per il 2011.

Il premio Nobel (2005) per la pace ed ex numero uno dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha dichiarato, alla fine del 2009, di essere disponibile a candidarsi alla presidenza - nelle mani di Hosni Mubarak dal 1981 - solo nel caso in cui le elezioni siano corrette e trasparenti.

Da allora, le sue visite in Egitto si sono fatte via via più frequenti e pubbliche. L'ultima nella città di Mansoura, dove centinaia di cittadini lo hanno accolto, al termine della preghiera nella locale moschea, con slogan di sostegno. Fino ad ora El Baradei si era limitato ad incontri nella capitale.

El Baradei ha fondato all'inizio dell'anno il Movimento per il cambiamento, raccogliendo intorno alla propria figura membri dell'opposizione laica e religiosa al regime di Mubarak, e semplici attivisti per la difesa dei diritti umani.

Classe 1942, il diplomatico egiziano non fa parte di nessun partito, dettaglio di non poco conto visto che, secondo gli emendamenti costituzionali apportati due anni fa, un candidato presidenziale deve far parte della leadership di un partito - legittimato da un comitato governativo - da almeno cinque anni.

Indiretti i riconoscimenti al suo ruolo politico da parte della Chiesa Copta, che lo ha invitato a partecipare alla messa pasquale, e della Fratellanza musulmana, attraverso alcuni membri presenti (e festanti) a Mansoura.

giovedì 1 aprile 2010

Ulema uniti contro il terrorismo

Una dura condanna del terrorismo e un invito accorato, rivolto ai terroristi, affinché abbandonino qualsiasi forma di violenza. E' quanto concordato, oggi nella città santa di Medina, in Arabia Saudita, da 24 studiosi islamici provenienti da 12 paesi.

Gli ulema (letteralmente, uomini di scienza, esperti di religione) hanno ribadito la loro condanna "di tutti gli atti di terrorismo, ovunque avvengano e chiunque li commetta" e hanno deplorato "la morte di innocenti" che ne deriva. Fra di loro anche 5 studiosi russi.

In un comunicato che porta evidenti tracce di quanto accaduto solodue giorni fa nella metropolitana moscovita, probabilmente per mano di terroristi ceceni, l'appello degli ulema ai "giovani musulmani" nel mondo, perché seguano "un islàm moderato e tollerante" e non aderiscano a false interpretazioni della questione del jihad.

Tra i firmatari del documento i Gran muftì di Egitto, Siria, Libano e Bosnia e il capo del Consiglio dei muftì russi. Alla conferenza partecipano anche studiosi da Europa, India e Stati Uniti. Nei giorni scorsi, nel corso di una conferenza nella città turca di Mardin, altri autorevoli studiosi islamici hanno stabilito che la cosiddetta fatwa di Mardin, emanata dal teologo Ibn Taymiyyah ai tempi dell'invasione mongola del Duecento, non può essere usata per giustificare la guerra santa, come fanno spesso le organizzazioni del terrore.