mercoledì 25 marzo 2009

Tranelli separatisti

"E quello che ci fa qui?". La commessa del negozio di lingerie - Wust el Balad, pieno centro del Cairo, due vetrine gigantesche popolate di manichini scostumati - segue con lo sguardo una coppia di clienti, appena emersi dalla scala a chiocciola che conduce dal piano inferiore, quello sulla strada, al paradiso dell'intimo, e non nasconde il proprio fastidio per la presenza di un UOMO.

Un uomo, cioè - mi permetto di interpretare la mimica facciale della capo-commessa e delle sue sottoposte - un coso barbuto, di circa 25 anni, pallido in viso e alquanto imbarazzato, che segue docilmente la moglie alla scoperta di pizzi e merletti.

E per un attimo anche io provo ostilità per questo essere che si permette di violare un luogo a me riservato, uno dei pochi posti in cui, velate o no siamo tutte uguali, temporaneamente affaccendate con gancetti e bretelline, imbottiture e cuciture che non si devono vedere.

Quindi, faccio mia la domanda amletica: "Ma non lo vedi che sei nel posto sbagliato?". Poi, però, il mio paracadute interno, quello che si attiva quando sto per spiacciccarmi al suolo trascinata dal peso del bipolarismo uomo-donna, si apre. E resto sospesa a mezz'aria.

C'ero quasi cascata, nel tranello. E adesso avrei voglia di abbracciarlo, il Mister in questione. Lui che guarda complice la moglie mentre si prova - sopra almeno due strati di vestiti - una vestaglia rosso fuoco, lunga fino ai piedi, bordata di finto struzzo tinta passione ardente. Bravo aleik. Che sfidi le striscianti logiche separatiste, non scritte ma devastanti, che stanno spaccando l'Egitto.

Ma io qui ci posso stare? Ma lui qui ci può entrare? Ma noi due, qui, insieme, come ci dobbiamo comportare? Ebbbbbbbbbasta. Mister Mohammed o Mustafa o Ahmed, non lo so, e la sua consorte sono i miei eroi del giorno. Quasi eroi, insomma...Lo string in stile Swarovski, catarifrangente sotto le luci al neon, è davvero un colpo basso. Ma ormai, io e il mio paracadute siamo atterrati leggeri come piume.

E io sgambetto fuori dalla casa dell'intimo orrido sana e salva.

mercoledì 18 marzo 2009

Non posso coprirmi di più

Oggi ci guardano tutti. E quando dico tutti intendo tutti. Il bambino di dieci anni che gioca a pallone per strada, il vecchio sdentato che fuma una shisha, i camerieri, i passanti, gli studenti, l'autista dell'autobus fermo al semaforo, i poliziotti, il commesso della panetteria che chiacchiera con un cliente, il giornalaio...
Io controllo velocemente l'abbigliamento della mia amica e lei fa lo stesso con me. Non capiamo. Fa caldissimo, ma siamo pure più coperte del solito. Giacca, pantalone largo, persino sciarpa intorno al collo. Scarpa bassa, andatura di chi vuole scomparire dalla faccia della Terra.

Conosco questa zona, è la mia. Ci passo ogni giorno, non rappresento una novità per negozianti e avventori. Eppure oggi sussurri, commenti, bisbigli, risate si sprecano. Io e la mia amica parliamo arabo (ahimé), capiamo quello che ci viene detto. Ci guardiamo smarrite. Incrociamo altre ragazze, la testa velata ma i corpi fasciati da jeans e magliette ridotte al minimo. Tacchi alti e anche ondeggianti. Ma la curiosità morbosa è tutta per noi: immagino che per qualsiasi femmina egiziana una donna straniera sia un parafulmine inviato dal cielo...

Considerazioni di chi vive in Egitto da tre anni e mezzo e assiste con dolore al cambiamento dei costumi. Forse siamo fra le ultime donne a poter girare liberamente, senza hijab, in questo paese. Forse è vero che la discesa verso l'oscurantismo è in caduta libera. E soprattutto, chi non vive davvero l'Egitto del 2009 - spostandosi con i mezzi pubblici, andando alle poste o al supermercato - non può capire.

A lezione di Pensiero politico ci dicono che sono già operative 18 scuole - che comprendono tutti i cicli scolastici, tranne l'università - private confessionali che impartiscono agli alunni insegnamenti di ispirazione wahabita. Costo annuale: oltre i 10.000 euro. Il che vuol dire che si rivolgono a una 'nokhba' (élite) davvero esclusiva. Quei bambini sono i futuri leader di questo paese?

Fatto sta che non posso coprirmi più di così. Ma tanto anche le donne monaqabbat (con il velo integrale, il niqab) vengono importunate in continuazione. Scomparire, chiudersi in casa, annientarsi pur di non suscitare i pensieri sconvenienti dei concittadini maschi?

E come è possibile che nella Gaza di Hamas o nel Libano di Hizbollah l'aria sia più leggera per una donna? com'è possibile che di rientro in Egitto da un qualsiasi altro paese arabo musulmano il trauma di ritrovarsi 'carne da macello' sia sempre più forte?

Io un giorno me ne andrò, il mio bel passaporto europeo in una mano. Mentre per le mie amiche egiziane il futuro appare minaccioso...
Sono triste, oggi mi sento amareggiata. Come vorrei essere testimone di un Egitto diverso, quello di trent'anni fa...