mercoledì 26 marzo 2008

Scambio di doni

Hanan ha 26 anni, grandi occhi castano scuri e un corpo minuto, perso nel grande e accollato vestito rosa che le cade fino ai piedi. Il viso è segnato dal sole e dal dolore, forse inseparabili per i fellayin (gli agricoltori) dell'Alto Egitto.

Seduta nel cortile di casa – un ampio e fresco edificio di fango essiccato, costruito da lei e dalla madre a mani nude – racconta con rassegnazione l’incubo vissuto negli ultimi dieci anni, da quando cioè uno zio ha deciso di darla in moglie a un uomo di 60 anni.

Nel villaggio di Saqulta, nel governatorato di Sohag, il suo caso è uno fra mille. Nessuno si stupisce, se non gli operatori delle ong e gli attivisti per la difesa dei diritti umani. Quelli che si commuovono quando Hanan chiede aiuto per riavere il bambino nato dall'unione con quell'uomo.

Per sé non chiede niente, solo un microcredito per allevare qualche capra.

Il suo sorriso sulla porta di casa è la più grande scoperta del mio viaggio a Sohag.